Specie target

Specie di uccelli presenti nei pascoli e cespuglieti montani del Pratomagno

Il progetto è finalizzato al miglioramento dello stato di conservazione delle popolazioni di alcune specie di uccelli legate agli habitat di brughiera montana presenti nella ZPS “Pascoli e cespuglieti montani del Pratomagno”. L’afforestazione naturale delle brughiere e l’evoluzione verso fitocenosi più mature rappresenta la minaccia più importante per la conservazione di queste specie. Se questi processi non verranno arrestati tutte le specie sotto elencate, già ora per lo più rare e localizzate e con trend di popolazione negativi, saranno destinate a scomparire dall’intero territorio.

magnanina

Magnanina comune (Sylvia undata)

Specie inserita nell’Allegato I della Direttiva Uccelli 147/2009/CEE, classificata come “vulnerabile” nella Lista Rossa degli uccelli nidificanti in Italia e inserita nell’Allegato A della L.R. Toscana 56/2000 tra le specie che necessitano di specifici interventi di conservazione. Specie sedentaria, presente in Toscana tutto l’anno, nelle zone interne può compiere brevi spostamenti in funzione delle condizioni climatiche (es. prolungato innevamento). In Toscana è presente con due disgiunte popolazioni, una distribuita lungo la costa, l’altra nei rilievi dell’interno, concentrata esclusivamente nel settore orientale della regione, tra il massiccio del Pratomagno e i Monti della Chiana. In queste zone risulta legata in modo praticamente esclusivo alla presenza delle brughiere, dove, nelle situazioni meglio conservate e meno interessate da fenomeni di afforestazione e insediamento della vegetazione di invasione, può raggiungere densità anche elevate. Nell’area di progetto è localizzata in corrispondenza delle sole brughiere, dove tuttavia risulta comune e localmente abbondante. Sebbene non esistano dati aggiornati sull’entità della popolazione nidificante, una stima realistica della popolazione potrebbe essere di 100 coppie. Lo stato di conservazione della magnanina comune in Italia è definito “inadeguato” ovvero si ravvede la necessità di intraprendere specifiche misure di conservazione per tutelare la specie. Non sono disponibili dati sul trend della specie a livello nazionale, mentre negli ultimi 10 anni si registra a livello europeo un calo del 36%. Tra tutte le specie target, la magnanina è sicuramente quella che più di tutte risulta legata in modo specifico alla brughiera; dai dati raccolti risulta come la specie diventi estremamente rara già nelle prime fasi di afforestazione della brughiera, per poi scomparire rapidamente nelle fasi successive. La locale popolazione della specie sebbene ancora abbastanza abbondante è nel lungo periodo a serio rischio di conservazione, minacciata dalla riduzione dell’habitat di nidificazione.

Averla piccola

Averla piccola (Lanius collurio)

Specie inserita nell’Allegato I della Direttiva Uccelli 147/2009/CEE, classificata come “vulnerabile” nella Lista Rossa degli uccelli nidificanti in Italia e inserita nell’Allegato A della L.R. Toscana 56/2000 tra le specie che necessitano di specifici interventi di conservazione. Migratore a lungo raggio, in Toscana l’averla piccola è specie migratrice e nidificante regolare, presente da maggio a settembre. Nidifica in numerose tipologie di ambienti aperti: una volta comune e ampiamente diffusa nei paesaggi agricoli tradizionali caratterizzati da un elevato grado di eterogeneità ambientale, adesso, a seguito dei cambiamenti avvenuti nelle pratiche agricole e conseguentemente nella struttura del paesaggio, risulta maggiormente diffusa nei pascoli e negli arbusteti di collina e montagna. All’interno dell’area di progetto risulta rara e poco diffusa, presente solo in corrispondenza delle poche aree aperte, come le residue aree agricole, le brughiere e gli arbusteti, anche quelli posti alle quote più elevate (fino a 1400 m). La popolazione presente nell’area di progetto può essere stimata in non più di 5-10 coppie. L’averla piccola è, tra le specie di passeriformi legate agli ambienti aperti, una di quelle con il peggior stato di conservazione, sia a livello nazionale sia a livello europeo. La semplificazione del paesaggio agrario e la scomparsa degli ambienti aperti sono le principali minacce alla conservazione della specie. Nelle aree di progetto, dove oramai sono quasi del tutto scomparse le aree agricole, l’averla piccola risulta concentrata da decenni negli arbusteti e nelle brughiere, in particolare in quelle situazioni in cui la copertura della vegetazione non risulta completa e permane un certo grado di eterogeneità ambientale. L’ingresso della vegetazione arborea o di formazioni arbustive più evolute, non più contrastati dallo sfruttamento a cui questi ambienti erano sottoposti, determina un aumento della copertura vegetazionale e una conseguente perdita di diversità ambientale, con un’evoluzione verso ambienti non più idonei ad ospitare la specie.

calandro

By Dûrzan Cîrano – Own work, CC BY-SA 3.0, link originale

Calandro (Anthus campestris)

Specie inserita nell’Allegato I della Direttiva Uccelli 147/2009/CEE, classificata come “a minor rischio” nella Lista Rossa degli uccelli nidificanti in Italia e inserita nell’Allegato A della L.R. Toscana 56/2000 tra le specie che necessitano di specifici interventi di conservazione. Migratore transahariano, è presente in Toscana da aprile a settembre-ottobre. Nidifica prevalentemente in ambienti steppici, come pascoli e garighe, comunque caratterizzati dalla presenza di terreno nudo (affioramenti rocciosi, zone in erosione) o con scarsa copertura erbacea. Diffuso dal livello del mare fino ai crinali montani dell’Appennino, sempre in situazioni ben esposte e su substrati aridi. Nell’area di progetto è specie rara e localizzata, concentrata principalmente nelle praterie d’alta quota e nelle brughiere di mezza costa. Sebbene non esistano dati aggiornati sull’entità della popolazione nidificante, una stima realistica della popolazione potrebbe essere di 2-3 coppie. Il calandro ha un cattivo stato di conservazione a livello nazionale. La principale minaccia per la specie può essere individuata in generale nella riduzione degli ambienti aperti e in particolare del pascolo. La semplificazione del paesaggio agrario e la scomparsa degli ambienti aperti sono le principali minacce alla conservazione della specie. Questa specie potrebbe avvantaggiarsi dal ripristino delle operazioni di taglio delle brughiere utilizzando le porzioni tagliate più di recente, praticamente prive di vegetazione, per la costruzione del nido e per l’attività trofica.

tottavilla

By Ján Svetlík – Flickr, CC BY-SA 2.0, link originale

Tottavilla (Lullula arborea)

Specie inserita nell’Allegato I della Direttiva Uccelli 147/2009/CEE, classificata come “a minor rischio” nella Lista Rossa degli uccelli nidificanti in Italia e inserita nell’Allegato A della L.R. Toscana 56/2000 tra le specie che necessitano di specifici interventi di conservazione. Specie nidificante e migratrice a corto /medio raggio, in parte sedentaria. Specie tipicamente ecotonale, nidifica in numerose tipologie di ambienti aperti, anche di piccole o piccolissime dimensioni, purché inseriti in una matrice forestale o comunque in presenza di vegetazione arborea e arbustiva. In Toscana è considerata ancora relativamente diffusa, presente in quasi tutti i settori collinari e montani della Regione, dove tuttavia, almeno nei contesti più marginali, dove maggiore è stata la diffusione del bosco a scapito delle aree aperte, si registra nel lungo periodo una diminuzione della popolazione nidificante. Nell’area di progetto è ancora abbastanza diffusa, sebbene abbastanza localizzata, presente nelle aree più diversificate, come ad esempio le brughiere e le residue aree agricole di mezza costa e nei pascoli sommitali, sempre in situazioni ecotonali. Sebbene non esistano dati aggiornati sull’entità della popolazione nidificante, una stima realistica della popolazione potrebbe essere di 80-100 coppie. La tottavilla, tra tutte le specie target, è quella che gode del miglior stato di conservazione, ed infatti la specie risulta in incremento a livello nazionale, mentre risulta in calo a livello europeo. Sebbene la conservazione della specie non desti al momento particolari preoccupazioni, in mancanza di interventi specifici, l’attuale trend di scomparsa degli ambienti idonei dovuti ai processi di afforestazione naturale rischia, nel medio-lungo periodo di comprometterne lo stato di conservazione, come recentemente emerso in contesti appenninici simili e limitrofi.

succiacapre

By Dûrzan Cîrano – Own work, CC BY-SA 3.0, link originale

Succiacapre (Caprimulgus europaeus)

Specie inserita nell’Allegato I della Direttiva Uccelli 147/2009/CEE, classificata come “a minor rischio” nella Lista Rossa degli uccelli nidificanti in Italia e inserita nell’Allegato A della L.R. Toscana 56/2000 tra le specie che necessitano di specifici interventi di conservazione. Migratore a lungo raggio, il succiacapre in Toscana è presente durante le migrazioni e la stagione riproduttiva, indicativamente da aprile a ottobre. Nidifica in ambienti caratterizzati da una copertura arborea e arbustiva discontinua; nel contesto appenninico, e più in generale nei rilievi dell’interno, mostra una predilezione per le brughiere montane. Nell’area di progetto la specie risulta ancora abbastanza diffusa, sebbene localizzata in corrispondenza delle aree aperte, come ad esempio le brughiere, ma anche nei boschi a struttura più aperta (es. cedui nelle prime fasi dopo il taglio), sempre in situazioni ben esposte. Sebbene non esistano dati aggiornati sull’entità della popolazione nidificante, una stima realistica della popolazione potrebbe essere di 60-80 coppie. Sebbene manchino dati oggettivi sul trend di popolazione di questa specie in Italia, lo stato di conservazione del succiacapre risulta sfavorevole e sono noti diversi casi di declino di popolazioni a scala locale. L’omogeneizzazione del paesaggio, dovuta sostanzialmente all’incremento della superficie boscata a scapito degli ambienti aperti, è considerata la principale minaccia per la specie. Dinamiche queste che non hanno certo risparmiato le aree di progetto, dove negli ultimi decenni si è assistito ad una generalizzata forte riduzione delle aree aperte, in particolare quelle coltivate o soggette a pascolo. La locale popolazione, ancora abbastanza numerosa, risulta minacciata in modo critico dalla riduzione dell’habitat e necessita quindi di urgenti interventi di conservazione.

Albanella minore

Albanella minore (Circus pygargus)

Specie inserita nell’Allegato I della Direttiva Uccelli 147/2009/CEE, classificata come “vulnerabile” nella Lista Rossa degli uccelli nidificanti in Italia e inserita nell’Allegato A della L.R. Toscana 56/2000 tra le specie che necessitano di specifici interventi di conservazione. L’albanella minore è specie migratrice a lungo raggio, nidificante in Toscana, presente da aprile a settembre. Nidifica in un ampio spettro di ambienti aperti, dal livello del mare fino ad oltre 1000 metri. In contesti montani mostra una predilezione per gli arbusteti e per le brughiere in particolare. Nell’area di progetto è specie rara e localizzata; osservazioni di coppie impegnate in parate territoriali riguardano alcune delle aree prossime ai siti di intervento; in alimentazione frequenta abitualmente anche le praterie sommitali. Sebbene non esistano dati aggiornati sull’entità della popolazione nidificante, una stima realistica della popolazione potrebbe essere di 1-2 coppie. Lo stato di conservazione in Italia dell’albanella minore è considerato inadeguato. La principale minaccia per la conservazione dell’albanella minore è, anche in questo caso, la perdita di habitat idoneo alla nidificazione. I cambiamenti nella struttura e nella composizione vegetazionale delle brughiere determinano non solo una perdita di habitat, ma possono influenzare localmente anche la produttività delle popolazioni, incrementando la presenza di predatori che, avvantaggiati da una maggiore copertura vegetazionale, possono avere un impatto negativo significativo sulla capacità riproduttiva di questa specie che, ricordiamo, nidifica a terra.

Pecchiaiolo

Biancone (Circaetus gallicus)

Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus)

Specie inserita nell’Allegato I della Direttiva Uccelli 147/2009/CEE, classificata come “a minor rischio” nella Lista Rossa degli uccelli nidificanti in Italia e inserita nell’Allegato A della L.R. Toscana 56/2000 tra le specie che necessitano di specifici interventi di conservazione. Specie migratrice, presente in Toscana da maggio a settembre, nidifica in aree forestali estese e indisturbate, mentre necessita di aree aperte per la ricerca delle prede, principalmente imenotteri. All’interno della ZPS, gli ambienti di brughiera rivestono un notevole importanza come aree di alimentazione, come testimoniato dalle numerose osservazioni di individui in volo esplorativo proprio sopra questi ambienti. Sebbene non esistano dati aggiornati sull’entità della popolazione nidificante, la specie appare relativamente diffusa e una stima realistica della popolazione potrebbe essere di 2-3 coppie. Lo stato di conservazione del falco pecchiaiolo in Italia è considerato favorevole, in particolare a seguito dell’incremento della superficie delle aree forestali, utilizzate per la costruzione del nido, e alla diminuzione della persecuzione diretta, fino ad un recente passato localmente molto forte. Come descritto a livello nazionale, nell’area di progetto la specie risulta avvantaggiata dalla crescita delle aree forestali e da una loro migliore gestionale (avviamento all’alto fusto), mentre la chiusura delle aree aperte, utilizzate per la ricerca delle prede, appare al momento un elemento di forte criticità.

biancone_L_no_citazione

Specie inserita nell’Allegato I della Direttiva Uccelli 147/2009/CEE, classificata come “a minor rischio” nella Lista Rossa degli uccelli nidificanti in Italia e inserita nell’Allegato A della L.R. Toscana 56/2000 tra le specie che necessitano di specifici interventi di conservazione. Specie migratrice, presente in Toscana da marzo a settembre, nidifica in aree forestali estese e indisturbate, mentre necessita di aree aperte per la ricerca delle prede, principalmente ofidi, ma anche rettili e micromammiferi. All’interno della ZPS, gli ambienti di brughiera rivestono un notevole importanza come aree di alimentazione: questi ambienti sono infatti localizzati in aree ben esposte e godono di un elevato irraggiamento solare, condizioni idonee per la presenza di cospicue popolazioni di rettili. All’interno della ZPS, la specie appare rara e localizzata, sebbene negli ultimi anni la si osservi con maggiore regolarità, in particolare proprio in corrispondenza dei rilievi di mezza costa dove più diffuse sono le brughiere; osservazioni sporadiche riguardano anche le praterie sommitali. Sebbene non esistano dati aggiornati sull’entità della popolazione nidificante, una stima realistica della popolazione potrebbe essere di 0-1 coppie. Lo stato di conservazione in Italia del biancone è considerato inadeguato ed è quindi necessario intraprendere azioni mirate per la salvaguardia della specie.